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"Non viaggio sola... giganti e nani, giullari e donne cannone, filiformi efebi e silvani aggrondati sono le mie scolte. Stracciati e straccioni, ci occultiamo scaltramente, dai venti invidiosi insidiati, forieri del rancore cialtrone che il popolo nomade, soffiando sulle braci, ravviva. Con occhi di umida nebbia, con mani di agile argilla, con labbra sporcate dall'ombra e dal sole, irrisi e irridenti, redenti dai febbrili germogli che dal catino del cuore verdeggiano di nascituro splendore, giochiamo la partita del mondo". Così Rosarita scrive all'apertura del libro, mobile nella vibrazione dei temi, lucido e appassionato nell'operazione d'arte che si realizza nel cerchio di una poesia consapevole della magia della parola.