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«Federico Cinti ha una chiara vocazione poetica, sorretta da una notevole perizia tecnica, fatto oggi non così frequente. In questo canzoniere, modellato in primo luogo su Petrarca, nei tre momenti della speranza, del disincanto, dell'accettazione della realtà, egli racconta in sonetti del proprio amore per Giulia. Il canzoniere si snoda come un racconto. Il lettore segue l'evolversi della relazione con Giulia donna-musa tra le aule e i corridoi universitari di una trasfigurata Bologna; partecipa dell'entusiasmo dell'innamoramento, della delusione dell'abbandono; palpita per l'attesa del paradiso, sente l'abisso nero del cuore ferito e il peso del mondo e la desolazione della solitudine. Non è un percorso poetico che lasci indifferenti, il suo: parla per sé ma accoglie e rappresenta le parole e i sentimenti di tanti. In questi sonetti egli si cimenta in una rivisitazione poetica che si intona e stride, avvicina e allontana, per dire, con fermezza e levità, che né con la poesia né con l'amore si può prendere troppa confidenza». (Gino Ruozzi)