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Dopo trent'anni Alessandro incontra il suo amore giovanile, Elena, che lo aveva rifiutato. Questa volta instaura con lei una complicità sentimentale che prende il sopravvento e investe il mondo di entrambi, chiuso attorno alle abitudini della provincia. Quasi per una resa dei conti con il destino, Alessandro, accompagnato da Elena, si reca nell'ospedale in cui era stato ricoverato da bambino e da dove sorprendentemente era uscito vivo. Davanti all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, tornano a galla i ricordi: le partite della domenica "in bianco e nero", l'idolo dell'infanzia Giorgio Chinaglia, il centravanti della Lazio nel frattempo scomparso, ma affiora anche la consapevolezza, un po' dolce e un po' amara, che prima o poi bisogna dare un taglio netto alla nostalgia e alle malinconie e aprire un capitolo nuovo dell'esistenza. Se ne "Il talento della malattia" l'autore raccontava la guarigione da un terribile sarcoma di Ewing avvenuta negli anni Ottanta, oltre che per le cure mediche, anche grazie alla sua passione per il calcio, ne "L'età bianca" affronta la seduzione dell'adolescenza e i suoi tormenti, l'amore, la reticenza nel donarsi e il timore di mettersi a nudo, la passione per la scrittura e l'incontro con grandi poeti contemporanei come Mario Luzi, nella memorabile cena in un ristorante di Senigallia. Un libro che parte da una vicenda autobiografica, attraversa l'Italia degli anni Ottanta e Novanta e alla fine si rivela una storia universale.