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"Scrivevo anni fa, a proposito della pittura di Marcello Scuffi, che egli poteva affinare ancora non dico il mestiere, che era già sapiente ma l'elaborazione concettuale che di quel mestiere era la logica premessa e preconizzavo che il suo lavoro non si sarebbe appiattito nella routine ma avrebbe continuato a proporre allo spettatore i sussulti del dubbio costruttivo, le esitazioni salutari - psicologiche e stilistiche - che accompagnano sempre l'atto creativo. Scuffi ha mantenuto gli impegni con se stesso e con il suo pubblico [...] nel labirinto non sempre nobile dell'arte toscana e italiana, si presenta come una delle voci più limpide." (Dino Carlesi)