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Si deve ad un devoto della dea, autore di una dedica nel III d.C. a Capua, la splendida sintesi sulla dimensione raggiunta dalla sua protettrice che egli definisce Tu, una quae es omnia, dea Isis. La dea che arriva a Roma è già diventata unica, onnipotente, myrionima e dotata di infinite competenze. Questo lavoro, dedicato alla presenza della dea e dei synnaoi theoi nelle città di Verona, Aquileia e Trieste, costituisce un primo contributo allo studio dell'introduzione e dell'affermazione dei culti isiaci nell'Italia Settentrionale. Tale questione, per nulla "locale", si rivela invece strettamente connessa ai problemi storici, politici e culturali che segnarono le tappe di diffusione del culto a Roma e nel mondo mediterraneo. Una particolare attenzione è dedicata all'approfondimento delle "immagini" della dea, poliedrica e mutevole nelle sue competenze e, quindi, nelle forme in cui si presenta. Un ricco apparato di materiale "iliaco" completa, nella concretezza della lettura iconografica, la parte teorica relativa alle raffigurazioni della dea myriónima e dei suoi páredroi.