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Un film di ripiego dopo il fallimento del progetto Napoleon? Una pinacoteca da undici milioni di dollari? Un grande concerto tematico sul secolo dei lumi, che liberamente spazia da Bach a Schubert? Un manuale per l'uso dello zoom? Un gioiello tecnologico realizzato in interni al lume di candela, unica luce dell'epoca? Il connubio fra il picaresco e il mélo di un romanzo di William M. Thackeray? La storia esemplare di un narcisista millantatore e imbroglione che scopre il piacere dell'ascesa sociale e la disperazione di un'inesorabile caduta? La lucida autopsia di un'epoca che fallisce proprio laddove ostenta la propria rivoluzionaria e incompiuta modernità? O, come è stato scritto, un saggio sulla narratività? "Barry Lyndon" è in fondo tutto questo, fatto di intrecci sotterranei che rompono gli schemi del film storico tradizionale e realizzano lo 'spettacolo" del pensiero e della storia dell'uomo.