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Il linguaggio del "vocalese" ha rappresentato attraverso i decenni del dopoguerra un costante antidoto a ogni manifestazione di conformismo musicale. È stato un estroso "gergo vocale" del jazz capace di rappresentare un omaggio all'esuberanza e all'impeto creativo-emozionale dei grandi solisti della musica afroamericana: una sorta di emulazione canora dell'improvvisazione strumentale. Di questo fenomeno tanto peculiare il libro ripercorre la genesi e l'affermazione rievocandone le figure dei protagonisti.