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Quattro tra i saggi piú significativi del filosofo giapponese Shizuteru Ueda (1926), ultimo grande esponente della scuola di Kyoto. Attraverso un confronto serrato con i temi fondamentali del buddhismo zen, della mistica di Meister Eckhart e del pensiero di Nishida, e un'ispirata interpretazione di un classico dell'arte figurativa zen, Ueda introduce nell'attuale dibattito filosofico una critica radicale dell'ontologia sostanzialistica di matrice occidentale e un'originale esposizione della nozione buddhista di relazionalità.