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Questo piccolo libro dice di psichiatria e di tortura. Oggi a Napoli, come altrove, i sofferenti psichici sono torturati in vario modo: abbandonati, lasciati soli, sommersi da farmaci, legati, privi di speranza e aggrappati all'assegno di invalidità. Con loro vivono i familiari prossimi, sgomenti e rassegnati, coraggiosi e pessimisti, attenti e non domi. I sofferenti psichici vorrebbero ritrovare le parole per dire della loro paura e angoscia, dei loro fallimenti, dei sogni, della propria solitudine. Ed invece trovano solo silenzi, farmaci e, nei casi migliori, un paternalistico reinserimento nella società, la stessa che li ha espulsi e di cui non capiscono più nulla. I sofferenti, gli esclusi, i torturati, guardano spesso gli operatori della cura con estremo sospetto e con paura, talvolta con fiducia e con apertura. Ad entrambi questo lavoro è dedicato, senza alcuna pretesa, ma con il desiderio forte di aprire orizzonti di lotta e di consapevolezza.