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"Lena e la madre, arrivate davanti a quell'immenso opificio alla periferia di Mendrisio, si sentirono soffocare e trattennero a stento le lacrime." Alla soglia del dodicesimo compleanno Lena entra nel mondo del lavoro come filandaia. La accompagna la Mameta, che ha la morte nel cuore vedendo quanto fragile sia ancora la sua bambina. Non può farci niente però, la vita è dura, dura per tutti, e di quei pochi franchi che porterà a casa c'è bisogno, un grande bisogno. Per duro che sia quell'inizio sarà in fondo poca cosa rispetto alle prove che il futuro le riserverà: la malattia, la gravidanza nel quadro di un matrimonio che per mesi e mesi oscilla nell'incertezza. Il rapporto tribolato e tragico con il marito. Fanno da contorno la vita del villaggio di Casima, la sua gente - tra cui il sanguigno e anticlericale Emilio Bossi detto Milesbo, il serafico don Albino e il combattivo don Spinelli -, le comodità inesistenti in una civiltà contadina che non ha visto da secoli cambiamenti rilevanti, le scarse ore di svago, di divertimento. Dominante è il senso del dovere, a qualsiasi prezzo.