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Per quanto facciano parte, insieme a Jeremias Gotthelf, della cosiddetta "triade" dei classici della letteratura svizzera tedesca dell'Ottocento, è difficile pensare a due scrittori più diversi di Gottfried Keller e Conrad Ferdinand Meyer. Gli unici punti di contatto sono le origini zurighesi, il realismo narrativo e una spiccata tendenza alla solitudine, che però in Keller è il prodotto di un carattere burbero e scontroso mentre in Meyer è la conseguenza di un profondo disagio psichico ed esistenziale. Date queste premesse, un dialogo sembrerebbe semplicemente impossibile. E invece il carteggio tra Keller e Meyer, proposto in questo volume per la prima volta in versione italiana, nasce proprio da queste differenze che si compongono in una sorta di vicina lontananza, fatta di ritrosie, confessioni, reciproche richieste di aiuto e sostegno. Quello che si profila è uno spaccato molto preciso e per molti versi inedito e sorprendente della vita dei due scrittori.