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La strada su cui sorge la casa ha un nome da fiaba: via del Margine del Bosco, numero 26. Il nuovo abitante ci arriva a piedi, all'imbrunire, in un'atmosfera sospesa. Nelle stanze, una miriade di oggetti, di abiti, di libri, di carte appartenuti a un altro. Il protagonista inizia a viverci senza osare spostare nulla. È lui il nuovo inquilino, ma si sente un intruso. La casa ha il potere di riportargli alla mente, con estrema vivezza, una folla di persone, tutti i personaggi, comprimari e non, di un'intera vita. Di colpo la scena si popola, si anima, è come essere a teatro. Sfilano figure straordinarie: una mamma intensa, capace di passioni estreme come di disperati abbandoni, un padre con tutte le caratteristiche dell'onesta, intelligente laboriosità lombarda, uno zio scialacquatore di tempo e di denaro, uno stuolo di zie che stravedono per l'unico nipote. Un'intera Italia, quella del primo boom industriale che convive con quella ancora arcaica della campagna. Ma questo non è solo un romanzo famigliare o della memoria, è anche un viaggio nel buio del mistero che ci circonda. Che cos'è la vita? Cosa ci stiamo a fare qui? E che diritto ha l'uomo di sfruttare la natura come se tutto ciò che esiste fosse stato creato apposta per lui? Questo libro racconta la condizione umana inserendola in una prospettiva vertiginosa, quella dell'immensità dell'universo.