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Giugno 1990, esame di maturità: alla domanda finale della commissaria esterna "cosa farà adesso?" Emanuele ammutolisce "come un imbecille illuminato dal sole". Quel che vuole, in effetti, lo sa benissimo: "L'inno nazionale mentre sono sul podio, i giornalisti che mi aspettano all'aeroporto, le ragazzine che si strappano i capelli al mio passaggio. Avevo vent'anni e una ruga verticale fra gli occhi. Avevo vent'anni e una vita davanti, come si dice. Del resto avevo vent'anni, e non capivo un granché. Che poi a dir la verità non avevo ancora vent'anni: mancavano otto mesi..."