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Scultore fra i maggiori del secondo '900, erede dell'umanesimo e dell'esistenzialismo, F. Bodini (1933-2005) matura la sua visione dell'arte nella Milano di fine '40 e inizio '50 accanto ai maestri di una Brera in rivoluzione. Acquisisce la scienza, italiana ed europea, della forma plastica e l'inquietudine del secolo che lo portano a scelte radicali, talvolta oppositive. Lo scultore aderisce a una corrente che fonda la sua verità nel quotidiano di eros e thanatos, nella sua complessità, nella vocazione al disfacimento, ma anche alla 'spes contra spem' che guarda al mistero dell'uomo. Rifiutando la concezione dell'astrattismo e del puro visibilismo di piani, linee e tagli, dichiara di non condividere la negazione della realtà, dell'umanità, degli enigmi. Percepisce che nella rarefazione della forma sino al parossismo si nasconde una filosofia senza corpo, di mera estetica, o una filosofia nichilista, gravida di disperazione. Bodini opera una scelta antropologica. La sua ragione è l'uomo. L'umanesimo rinascimentale e barocco e l'umanesimo di Rodin, Martini e Marini costituiscono l'essenza della sua scultura, tesa a creare immagini dell'uomo d'oggi, perforandone carne, anima, fede.