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"La ricostruzione ufficiale degli eventi cruciali, che hanno condizionato il corso della Repubblica italiana, è zeppa di omissis, buchi neri e menzogne riparatorie. Se è vero che la Storia contemporanea del nostro Paese l'hanno scritta i vincitori, sembrano aver avuto poca cura nel renderla credibile e solida. Michelangelo Di Stefano in questo libro, con forte acume investigativo, ha opportunamente accostato pezzi di storie apparentemente sconnesse e slegate tra loro riuscendo a dare ai fatti presi in esame un senso storico che da un lato consente di intuirli come parti di un tutto e dall'altro permette di comprendere il tutto attraverso l'osservazione della singola parte. Con questo metodo, diventa prezioso per la ricerca della verità anche un banale incidente stradale. Come quello di cui sono state vittime cinque giovani anarchici calabresi nel 1970. Un evento relegato nella periferia della Storia e nei trafiletti delle pagine interne dei giornali. Per lo Stato si trattò solo di una macchina finita fuori strada, una sciagurata casualità. Ma vivisezionato e inserito da Di Stefano in una cornice più ampia, quell'episodio rimosso dalla memoria collettiva acquisisce una valenza criminale e politica cruciale per i suoi collegamenti con i moti di Reggio Calabria, i progetti golpisti di Junio Valerio Borghese e la strage di Piazza Fontana. L'indagine sulla morte di cinque giovani consente così di riscrivere un pezzo importante della Storia italiana. Ecco perché l'investigazione di Di Stefano è particolarmente preziosa. Chi ha vinto la Seconda Guerra mondiale, contribuendo a liberarci dall'orrore del nazifascismo, ci ha consegnato uno Stato solo apparentemente sovrano e indipendente. All'interno della dinamica geopolitica della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno infatti esercitato un'influenza occulta sull'Italia, ponendola di fatto sotto tutela e mantenendola in asse e armonia con gli interessi atlantici. Di conseguenza di tutti i processi democratici nati spontaneamente nelle piazze, nelle università e nei movimenti sindacali sono stati frenati, repressi o bloccati attraverso strategie che non appartengono alle democrazie occidentali. Non è dietrologia, ma semplice cronologia. Nel 1963 nasce il primo governo di centrosinistra, con i socialisti che entrano nell'esecutivo e l'anno dopo scatta il Piano Solo. Nel 1968, le piazze si riempiono di studenti e operai. Trascorrono pochi mesi e scoppia la bomba di piazza Fontana, seguita da un tentativo di golpe che era riuscito a mettere insieme ex repubblichini, neofascisti, mafie e massoneria deviata. E così, all'alba del compromesso storico, nello stesso giorno in cui la Camera dei deputati avrebbe decretato l'ingresso del Partito Comunista in maggioranza, viene rapito Aldo Moro. I vincitori non si sono limitati a vincere ma hanno determinato le condizioni per cui la vittoria potesse reiterarsi all'infinito." Prefazione di Giorgio Mottola