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Come tutte le città che faticano a inseguire la sfida della modernità e vivono il lento e progressivo incedere della decadenza e della perdita di ruolo e di credibilità verso i suoi cittadini, c'è una Catanzaro della memoria. Spesso cancellata dal vento di tramontana che si incanala per i vicoli e le viuzze del vecchio centro storico e c'è la Catanzaro del grigio procedere quotidiano, segnato dal panteismo onnivoro della politica, dalla pervasività barocca della burocrazia, dal languido sfiorire della sua borghesia orfana di circoli e salotti. Dalla esile consistenza della sua classe dirigente e dalla cupida crescita smisurata e avida di un'imprenditoria di seconda generazione. Dallo sguardo smarrito di manovali e artigiani gelosi depositari di antica maestria e arguzia intrisa di vissuta saggezza.