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L'utopia, il disegno di una società perfetta, proiettata in una dimensione spazio-temporale indefinita e possibile, nella quale gli uomini avrebbero potuto realizzare una convivenza felice, ordinata, pacifica, e il bene collettivo. Questo fu l'impegno politico e intellettuale di Giuseppe Valarioti. Non un sogno, una speranza illusoria, effimera, irrealizzabile, piuttosto un desiderio, un progetto, poggiato su gambe robuste, da perseguire e raggiungere. Amò la Calabria e la sua storia, i contadini, i giovani, amò Medma e la sua storia antica. La difese e la voleva valorizzare per la elevazione culturale del nostro popolo. Amò la musica, le arti, la bellezza, che voleva fossero godute da tutti e soprattutto dai poveri. Difesa del patrimonio storico, ambientale, artistico, culturale sono tracce importanti del suo pensiero e di una lotta che dobbiamo continuare e perseguire. Di questa lotta è stato parte importante, senza mai tirarsi indietro, con il suo carico di intelligenza, la sua cultura, i suoi valori, la sua straordinaria visione prospettica. Le inquietudini di quel tempo, del nostro tempo, e le vicende in cui maturò il suo assassinio rilette a distanza di quarant'anni, fanno emergere un quadro d'insieme e intrecci tuttora al centro di vicende giudiziarie che segnano la Calabria non senza elementi di novità. Come sempre ciò che siamo è frutto di quanto non abbiamo compreso, di lotte perse o non combattute.