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"Le immagini poetiche presenti, non temono d'incidere oltre l'evocazione storica: bastano pochi versi sapienti e ben registrati e condensati tra memoria e parola, per offrire e circoscrivere un intero mondo storico. Per lo Stellitano la vita è come lento fluire della memoria storica e, il ritmo dei suoi versi nella sobrietà linguistica asciutta e rigorosa, appartiene a un non tempo letterario: è moderno, vivace, inquietamente storico e oggettivo. Attenzionata la forma, è il contenuto delle poesie di Elio Stellitano che aggredisce il lettore. La riflessione che avviluppa tutto è espressa nel titolo "La Sindrome Bizantina". Secondo una non tanto velata, e di certo gratificante, tesi che l'Autore avanza, i Bizantini sono ancora fra noi; anzi noi siamo tutti "bizantini"". Dall'introduzione di Francesco Arillotta. "L'impero è crollato nel 1453 ma ancora arriva la luce fredda della stella estinta... Stellitano con "La Sindrome Bizantina" ci mostra Bisanzio dopo Bisanzio. Alarico, Narsete, Totila, Odoacre, Belisario, Giustiniano, Teodosio, Teodora, Amalasunta, Autari, Tamerlano: sono i fantasmi che sopravvivono nella lunga notte di Bisanzio, ancora egemoni in Calabria "ultimo thema dell'impero". Si teme la venuta dei barbari. Ma la barbarie è dentro di noi. Sapremo uscire dalla notte oscura dell'impero?" Dalla prefazione di Franco Iaria.