Tab Article
"Avviso ai lettori se vi aspettate versi che dicano cose magniloquenti o solenni, la vostra lettura finisce qui. Non grandi cose. Poesia «applicata», piuttosto. Non assoluta. Non sono poeta di vaglia o di cartello. Meglio, poeta che sbaglia. Una poesia, la mia, applicata alla vita. La mia. Una piccola antologia di cose vissute. Di persone conosciute ovvero persone che conosco e che continuerò a conoscere. Nella economia di queste poesie libere vi è un divenire irregolare, uno scorrere che non sempre rispetta la cronologia sebbene la prima poesia riporti la data e il luogo dove avvenne la stesura (un vezzo giovanile che ho lasciato tale e quale). La volontà, anzi necessità, sta nel confrontarsi con coloro che vorranno «leggermi» in questi versi. In questa radiografia della mia vita in forma di poesia. Applicata, appunto. Anche ai luoghi. Alle città. Ai quartieri. Alle trattorie. Alle osterie. Ai teatri. Alle stazioni. Non grandi cose. Piccole. Circostanziate. Raccontate col cuore in mano e la penna dispersa nello zaino. Tastiera e monitor. Monitor e tastiera. Ora anche col cellulare. Il verso, quando scappa, scappa! Altra necessità. Soppesare le frustrazioni della vita di tutti i giorni e applicarle in versi liberi trasformandole in entusiasmi (possibili). Il titolo e il sottotitolo indicano un programma preciso. Un atteggiamento, nei rapporti con gli altri, che potrebbe perfino risultare rivoluzionario. Una rivoluzione dettata dalla necessità quotidiana di essere presente dove è utile e necessario. Una parola. Una poesia. Una storia. Anche semplicemente un appuntamento. Anche semplicemente condividendo lo stesso tavolo e brindando con un buon rosso. Più di questo non so fare". Francesco Cento