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Intrappolato in una remota foresta dell'Alaska, rintanato sotto il suo Suv per difendersi da un orso che ha già assaggiato i suoi piedi, Marv Pushkin - avido e narcisista executive manager di una megacorporation di Seattle, cultore del Pensiero Positivo dalla spassionata idiosincrasia per la natura incontaminata - aspetta pazientemente che la civiltà intervenga in suo soccorso sotto forma di squadra di ranger, elicottero o ambulanza. Come unico kit di sopravvivenza recuperato con una strategica manovra di cric: salamini piccanti texani e un paio di birre con cui ingoiare tutta una scorta di antidolorifici da sottobanco. Ma perché cavolo si è lasciato tentare da un'improbabile spedizione aziendale di caccia all'orso - mirata a rinforzare lo spirito di squadra - nel cuore della "trendissima zona selvaggia"? Tra improperi e ciniche freddure, egocentrico e sfacciatamente arrogante, Marv ammicca al lettore travolgendolo nel suo irresistibile stream of consciousness sociopatico fatto di allucinazioni ursine, tirate sulla presunta stupidità del genere umano - per non parlare di quello animale - e misogini attacchi a moglie e amante. Il romanzo più folle e scorretto di uno dei maestri della "bizarro fiction".