Tab Article
Un epistolario di guerra pressoché integro, un carteggio così intenso, è cosa rarissima. Cinquecento lettere d'amore, spedite tra il giugno 1916 e il maggio 1919 da due innamorati, Elisa e Pietro. Elisa è costretta dalla guerra stessa a emanciparsi, mentre Pietro, seppur lontano, ritrae la sua anima nello spazio protetto della famiglia, l'unico in grado di restituirgli un senso di realtà, il suo continuo scrivere è il solo modo per non morire. A rendere unica questa raccolta è il numero di lettere dell'amata pervenuteci (duecentosettanta). Negli ultimi anni un'enorme quantità di lettere dei soldati al fronte è stata depositata nei vari istituti dedicati alla ricerca e allo studio della scrittura popolare ed è stata oggetto di analisi approfondite e di numerosissime pubblicazioni. Ma la conservazione delle lettere di risposta dei vari destinatari - madri, fidanzate, mogli, genitori, figlie - non ha avuto altrettanta fortuna. Le lettere che arrivavano al fronte subivano destini imprevedibili: blocchi della censura, mancata consegna, perdita, e, nel caso peggiore, morivano insieme al destinatario, come lui non facevano più ritorno a casa. Queste lettere hanno il sapore di un dono raro. Scritte quasi un secolo fa, hanno visto le tragedie del Carso, sono state tra le mani tremanti di un soldato in trincea, amate e desiderate tra i pidocchi ed il colera, spesso vicine alla morte.