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Quello di Mary Woronov non è un nome noto, almeno in Italia. Eppure l'attrice, pittrice e scrittrice è stata una delle figure di culto dell'underground americano. Nella metà degli anni '60 intorno a Andy Warhol, il re della pop art, si raggruppavano in un'incessante festa mobile musicisti e cantanti, registi, drag queen, ragazze, attori, ballerini, artisti. Tutti giovani, creativi, sballati, vestiti di nero, newyorkesi. In "Swimming underground", la Woronov rievoca quel periodo e quei personaggi con un'asprezza che è ancora tutta underground, con critica e autocritica feroce, ma anche con molta tenerezza per la ragazza divorata dall'ansia che fu e con inevitabile rimpianto. Non ci sono miti che reggano alla lucidità della sua piccola autobiografia, il mondo non è dorato ma tormentoso; eppure, quello che resta quando tutto si sgretola nella velocità di vite vissute troppo in fretta, nella successione di crolli psichici e morti più o meno accidentali, è l'immagine di molti amici e sognatori che, in fondo, tentavano di sfuggire a quella vita domestica e suburbana per la quale l'autrice ha le parole più scarne e affilate. Ne emerge il ritratto dall'interno di un gruppo che ha fatto un pezzo di storia culturale e cinematografica dell'America e di una donna che è riuscita a tenere a bada i suoi fantasmi.