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Alessandria d'Egitto ai primi del Novecento. Dalla variopinta taverna gestita da Binder, un ebreo romeno, passa una moltitudine cosmopolita tra cui si nota Isaac, un disertore in fuga per motivi d'amore, rifugiatosi nell'alcol, Yusuf, un pittoresco venditore di lotterie, Motrogan, un favoloso violinista zingaro, Sotir, un cambusiere di passaggio... Sono alcuni protagonisti di "Isaac, l'uomo che intrecciava" filo di ferro, la "novella" pubblicata da Panait Istrati nel 1927, che è pure una ghiotta 'anteprima' del romanzo che il narratore di Braila stava scrivendo a quattro mani con l'amico Josué jéhouda, "La famille Perlmutter". Per questo la plaquette pubblicata per i tipi dell'editore Heissler di Strasburgo apre un intrigante caso letterario: il raffronto tra la novella e il romanzo consente infatti di entrare nel laboratorio dei due scrittori, vederli lavorare fianco a fianco, individuare con buona approssimazione lo specifico contributo di ciascuno alla creazione del testo letterario.