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L'antica Meridiana fa di questa casa un orologio, le cui ore sono scandite dall'esile campanile a vela con la campana medicea, finita chissà come in un negozio di antiquariato a Brindisi. Simbolo della continua frenesia che ho vissuto per quasi trent'anni. Quello stesso bianco del castello di Miramare, che mi è rimasto dentro e che ritrovo nelle masserie di Puglia, come quella in cui vivo ora, tanto cercata, voluta, sofferta. Rudere intatto di una dimora rurale, piccolo universo produttivo autonomo, trasformato nella proiezione dei miei desideri, del mio mondo interiore. Umanesimo della pietra. Ho messo davanti al letto una vecchia valigia di pelle, la maniglia consunta legata con lo spago. È un oggetto a cui tengo molto, perché fortemente simbolico. Da una parte evoca il modesto bagaglio degli emigranti verso il Nord industriale, rispetto ai quali ho fatto un percorso inverso. Dall'altra rappresenta la serenità finalmente raggiunta, dopo tanto girare di qua e di là, dopo una vita da soldato di ventura, la possibilità, appunto, di posare la valigia.