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«Cattura nelle pagine di Paolo Stefanini il grande mistero del tempo. Già il titolo della nuova raccolta invita il lettore a concentrare l'attenzione su tale tema principe della lirica occidentale, che da Petrarca a Ungaretti, evoca i paradisi perduti della memoria, la fede nell'eternità, gli interrogativi filosofici del divenire contrapposto all'essere: "tutto in un amalgama ardente/ di persone e personaggi a vicenda". Ed ecco l'esistenza umana perennemente sospesa fra la persona, ancora informe perché la vita lo è, ed il personaggio, dalla compiuta forma pacificata nella morte, quella che tutti raggiungeremo. La pietas per quello che si perde e non lascia più traccia, è forse l'ansia segreta di Stefanini, così legato a un personalissimo sentimento della Storia, che in apertura del volume non esita a dichiarare un senso drammatico dello scacco, per un tempo come quello che gli è toccato di raggiungere nella maturità. Un "tempo inverso", contrario cioè a quel che aveva promesso e illuso di maturare.» (dall'Introduzione di Roberto Pazzi)