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«...o ancora perché non abbiamo vissuto che nei libri, da quando siamo nati a oggi». Questa è la frase che lega Fabio Betti, giovane scrittore alle prese col primo romanzo, e Jason McBride, attore di dubbia fama che lascia il lavoro per diventare un pirata. Una storia in cui crescita umana e apprendistato culturale s'intrecciano, immaginazione e vita sono lati della stessa medaglia o, meglio, un flusso unico che permette allo scrittore/uomo, attraverso la letteratura, di conquistare una nuova dimensione, dove i giorni si fissano in un'immagine bruta. Così la narrazione si muove in bilico fra futile cronistoria e eternità, abisso e salvazione e, soprattutto, domande che ne generano altre. Continuazione di un discorso iniziato con "Le crepe" (2012), il libro ci conduce in un labirinto postmoderno di contrasti giovanili, sofferenze psichiche e tarli metafisici, con la consapevolezza che vivere con le domande, e non con le risposte, potrebbe già essere sovversivo.