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Nell'esperienza degli autori descritta nel volume, che presenta due casi clinici - una bambina straniera di 5 anni e un bambino italiano di 9 anni - si è dimostrato utile portare il gioco all'interno del contesto clinico-ospedaliero, un contesto vissuto dal bambino come un evento traumatico nel quale la malattia crea sofferenza sia fisica sia psichica. Il gioco durante il ricovero, che si tratti di gioco individuale o di gruppo, in camera o dinamico, sotto forma di fiaba ecc., può diventare uno strumento di guarigione in grado di distrarre dalla malattia, dal dolore psico-fisico e dall'estraneità del luogo; inoltre può aiutare il bambino nella creazione di relazioni interpersonali positive diminuendo l'ansia e portando al recupero della normalità, sviluppando la sua capacità di superare le difficoltà che l'ospedalizzazione comporta. Nel volume, rivolto a medici, psicoterapeuti, psicologi e insegnanti, viene riconosciuto e dimostrato come il gioco e la capacità di fantasticare del bambino svolgano un'importante funzione equilibratrice nel complesso sistema della sua vita psichica. L'attività ludica dovrebbe rientrare quindi pienamente nell'organizzazione e nei servizi offerti dall'ospedale promuovendo un atteggiamento da parte del bambino privo di timore nei confronti della stessa ospedalizzazione.