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Il muro di Berlino viene eretto, in pochi giorni, intorno alla metà di agosto del 1961. Il mese dopo, a Sesto Calende, Enrica Gnemmi inizia a scrivere un romanzo, concluso nel settembre successivo e subito dato alle stampe fra il 1961 e il 1989. Il romanzo narra la tormentata vicenda di Stefàn Rossbach dal "carcere orientale" di Berlino Est, dove è preso in un "ingranaggio misterioso", a una angosciosa fuga al di là del muro, tra le "folle anonime" del libero Occidente, nella vana ricerca di una impossibile libertà: una vicenda chiaramente modellata dalla scrittrice sulle predilette "Ultime lettere di Jacopo Ortis" ma da lei immersa in una atmosfera onirica e irreale memore, non casualmente, del "Processo" di Kafka. A cinquant'anni esatti da quell'estate del 1961, il romanzo della Gnemmi viene riproposto in una edizione critica e commentata, arricchita da una incompiuta e inedita continuazione della fine degli anni Sessanta.