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"Un mestiere antico come il mondo, che risponde a una necessità degli esseri umani, a un loro bisogno fondamentale: quello di raccontarsi". Così uno dei maggiori scrittori contemporanei si racconta alla vigilia dei settant'anni in una lunga confessione-intervista: la sua difficile fanciullezza tra fascismo e Repubblica, la Milano degli anni universitari, la nascita delle passioni per l'arte e la letteratura, una drammatica storia matrimoniale, i primi lavori, gli anni dell'ideologia e del Gruppo 63, il Sessantotto, la scoperta delle storie da narrare. Sebastiano Vassalli parla anche di tv, religione e politica ("L'Italia è due paesi in uno. C'è il paese legale, che è sotto gli occhi di tutti, e c'è il paese sommerso, illegale, che tutti più o meno fanno finta di non vedere"), con un capitolo dedicato al "signor B." ("se non ci fosse stato lui, sarebbe arrivato un altro con un'altra iniziale, o forse addirittura con la stessa iniziale"). Alla fine la speranza è riposta nella letteratura, "vita che rimane impigliata in una trama di parole".