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Che si celi tra le abnormi fattezze di un lottatore d'oriente o si mimetizzi nella miniatura di un uomo-ratto; che si presenti sotto le spoglie di uno scrittore geniale quanto fragile o piuttosto di un gretto palazzinaro romano, poco importa. Gino Tasca si occupa dell'uomo, del suo "stare" e del suo doloroso "andare". Per farlo usa una nitida lente d'ingradimento accompagnata dal rasoio di una non comune capacità di scrittura, così da non lasciare scampo alle finzioni, ai trucchi d'avanspettacolo che via via possiamo allestire per imbrogliare il destino. Tutto il peggio e quel po' di meglio che ognuno di noi può esibire finiscono tra queste pagine: la vanità e l'orgoglio, la paura e il senso d'inadeguatezza, scampoli di umanità, di sacro, di coraggio... E sempre e tuttavia la parola risuona come mezzo per avviare l'aleatorio, prezioso meccanismo della comunicazione.