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Il binomio 'La Scienza e la Vita', che fu l'argomento della celebre prolusione del 1872, costituì per De Sanctis la direzione di marcia alla quale doveva ispirarsi la società italiana, ritemprando lo spirito risorgimentale che aveva realizzato l'Unità d'Italia, avvertito come sempre più affievolito, con un ripiegamento verso gli atavici mali dell'io politico e dell'inerzia ammantata di retorica. Al titolo della conferenza desanctisiana è stata appropriatamente aggiunta la parola scuola. È, appunto, alla scuola che ritorna De Sanctis nell'ultimo anno della sua vita, con l'intento di contrastare gli evidenti segni di decadenza della politica italiana dopo il grande evento del ricongiungimento all'Italia unita di Roma come capitale. La parola scuola ritorna centrale nell'ultimo discorso politico pronunciato da De Sanctis a Trani il 29 gennaio 1883, un vero e proprio testamento politico e morale: «La politica non è stata mai per me una vocazione: io ero nato per vivere in mezzo ai miei giovani e predicare a loro ciò che mi pareva il bello e il buono, e mi sentivo tanto felice in mezzo a loro. Io ad essi non parlai mai di libertà, non parlai mai d'Italia; parlavo della dignità personale... La vita politica fu concepita da noi come un dovere ed un sacrificio; ed io, entrando nel Parlamento, mi portavo appresso il professore, e quello che fui nella scuola, fui nella vita... L'opera dei secoli non si cancella in un giorno; ed io vidi che il primo programma politico deve essere la nostra educazione». De Sanctis pose allora un problema che ancora ci interpella e che si è perfino aggravato nel nostro tempo. Egli aveva in mente la Bildung, termine che coniuga cultura, formazione e fondazione in un'epoca storica nella quale parole come patria, famiglia, virtù personali e civili avevano valore e apprezzamento sociale. C'è da domandarsi, quale peso abbiano oggi queste parole nella disintegrata società consumistica contemporanea e quali siano i principi sui quali fondare una concezione educativa.