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In un opuscolo del 1969 intitolato Paesaggi lucani del veneziano Alberto Rizzi si leggono i profili di vari centri minori della regione. Ce n'è uno dedicato a Stigliano. A metà tra l'eleganza del saggio e la rievocazione del passato storico alla luce del presente, vi si parla dell'«alta Stigliano» del 1697. Di quel borgo si legge una nuda, accurata descrizione dalla quale risultano la consistenza della popolazione (414 fuochi) e l'antica povertà degli abitanti. Oggi la storia è andata avanti, nel bene e nel male: perdura a Stigliano la tradizionale scarsità di lavoro, che con diversa intensità colpisce tanti centri dell'Italia, non solo meridionale, sicché non accenna a diminuire l'esodo giovanile verso il settentrione italiano ed europeo. In compenso il paese continua a vivere, e ancora gli emigrati tornano numerosi d'estate, segno evidente di un legame che persiste nella nostra società globale, così da bilanciare una mobilità crescente e l'attenuazione dei rapporti dovuta al credo dei diritti e a costumi che separano la società in tante aggregazioni (o disgregazioni) minori. Esiste insomma una comunità, entro la quale ha potuto nascere nel 2009 il Centro Studi, intestato a un dantista, italianista e intellettuale di forte impegno civile, nativo di Stigliano, Rocco Montano (1913-1999). Da allora, il Centro ha lavorato per rimettere in circolazione le opere e anche per sviluppare i temi cari a Montano, grande studioso dissidente nella cultura e nella politica, interprete originale e battagliero ispirato a un forte cattolicesimo portato sul piano culturale, vittima di una congiura del silenzio che lo indusse a emigrare negli Stati Uniti. In questa raccolta curata da Sebastiano Villani confluiscono varie esperienze dantesche animate dal Centro e qui riunite. Premessa di Imbriani Maria Teresa.