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L'omaggio a tre voci - e sono quelle di tre studiosi diversi tra loro per formazione, oltre ad essere esponenti di generazioni diverse - ribadisce in primo luogo l'ammirazione per l'originalità dello scrittore che smentì fin dalla giovinezza ogni presunta scissione tra le "due culture", l'umanistica e la scientifica. Se le pagine di Silvio Ramat, saldando a tre capitoli compatti una serie di pezzi brevi (alcuni di datazione abbastanza remota) rimasti finora "dispersi", forniscono la misura della sua "lunga fedeltà" al poeta di Montemurro, il saggio di Clelia Martignoni può considerarsi un punto fermo per la messa a fuoco di un "tutto Sinisgalli", non ricostruito in base a parametri astratti ma nel vivo della sua instancabile officina, di cui Luca Stefanelli isola un aspetto necessario e portante, la metrica, mai analizzata prima con altrettanto rigore. Ma il ruolo più significativo e trainante nella genesi di questa insolita iniziativa editoriale tocca alla passione per la poesia e alla libera convergenza di intese sull'estroso e sofisticato scrittore di Montemurro, che si vorrebbe più diffuso e conosciuto di quanto oggi non sia.