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Prefazione di Giovanni Giusto - Postfazione di Carmelo Conforto La gestione sociale del disturbo mentale è un work in progress. In ambito nazionale le risposte sono variegate, con accenti variamente posti sulla dimensione medica, quella psicologica, quella sociale. Ciò non è un male, perché lascia spazio ad approcci diversi: occasione di confronto e di reciproco apprendimento. Ma è evidente il rischio di movimenti non progressivi ma regressivi, alimentato da svariati fattori. Se è vero, come è vero, che la chiusura dei manicomi è stata resa possibile anche dallo sviluppo di quella rete di sicurezza che è il welfare, la crisi di questo rischia di ripercuotersi anche nel nostro campo. Forti però anche i motivi di speranza: i progressi tecnici nella psicofarmacologia e nel management, il crescere di un personale diversamente formato e motivato, l'acquisita dimostrazione che un intervento terapeutico umano ed efficace è più che possibile e doveroso.Come far sì che, adeguandosi ai mutati contesti operativi e sociali, le Comunità mantengano però la loro essenza? Come prevenire una nuova manicomialità? Il lavoro che pubblichiamo offre un tassello utilissimo invitando a u