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Aelredo di Rievaulx (1110-1167), monaco cisterciense inglese, è "uno degli umanisti più delicati del suo secolo" (H. De Lubac). La sua opera si colloca nell'alveo della "teologia monastica", che non mira a "conoscere" (scire) i misteri indagandoli razionalmente, bensì a "vivere" e "gustare" (sapere) l'esperienza dell'amore divino, anelando a congiungersi misticamente a Cristo, vera sapienza ("l'amore stesso è conoscenza"). Nell'autore essa diviene una "teologia della relazione", in cui prendono reciprocamente senso l'amore di Dio, di sé e del prossimo. "Il nostro Aelredo è quasi un altro Bernardo", suonava un detto dei cisterciensi del suo tempo, e ciò basta a darcene la statura. "L'amicizia spirituale" è la sua opera più famosa, unica nel suo genere nel Medioevo monastico, scritta in forma di vivace dialogo. Emerge dall'esperienza vissuta, illuminata dagli studi, e rivela ancor oggi la sua attualità. Secondo l'Autore, è presente nell'uomo una naturale vocazione all'amore, di cui l'amicizia, non quella carnale e mondana, emotiva e utilitaristica, ma quella spirituale, fondata sulla virtù, rappresenta l'eccellenza: ponendo in Cristo la sua origine e il suo fine diviene un'esperienza dell'amore di Dio e "un'anticipazione della beatitudine celeste". Aelredo ha esaltato il valore dell'amicizia anche all'interno della vita claustrale, superando la diffidenza di tutta la tradizione monastica...