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Non c'è, nella realtà, legge più forte dell'amore, come afferma Dante in uno dei versi più belli che siano mai stati scritti: "Amor che move il sole e l'altre stelle". In un suggestivo incrocio tra il macrocosmo del sapere e il microcosmo del vissuto quotidiano, l'opera da un lato esplora il cambiamento della cultura, della visione dell'uomo, del mistero, degli dèi, dell'aldilà, dell'amore stesso all'avvento di Cristo in mezzo a noi; dall'altro si confronta con alcune delle manifestazioni dell'amore nell'avventura umana, dal senso della nascita all'incontro con il maestro, alla scoperta del talento e della vocazione all'amicizia, all'affettività e al matrimonio, alla paternità e maternità. "È la scoperta dell'iniziativa di Dio per me che rende possibile l'iniziativa per il mondo", scrive Eugenio Nembrini nella Prefazione. Costante, in questo intreccio, è il dialogo dell'autore con la tradizione classica (Omero, Platone, Cicerone, Orazio...) e cristiana (san Paolo, Dante, Shakespeare, Lagervist, Faustina Kowalska...), con i giganti della modernità (Dostoevskij e Péguy, Mounier, Ungaretti, Saint-Exupéry, Montale, Testori...) e con il magistero della Chiesa. Fighera, annota Riccardo Caniato nell'Invito alla lettura, "ci fa capire che lo scibile non è distinto dalla vita, dandoci il peso [...] di un giudizio consapevole sulla realtà e incarnato nel quotidiano".