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Eclettico, anarchico, inclassificabile. Non basterebbe un dizionario dei sinonimi e dei contrari per inquadrare il cinema di Danny Boyle, sfacciato cineasta britannico capace di palesare l'innegabile talento di sobillatore dei generi cinematografici. Dalla black comedy all'horror e alla fantascienza passando per il cult generazionale "Trainspotting", fino alle otto statuette conquistate dal fenomeno "The Millionaire". Questo saggio ne ripercorre la carriera, analizzando i vari aspetti di una crescita autoriale votata alla politicizzazione delle immagini e sostenuta da un'amara ironia, oltre che da un affascinante quanto epilettico gusto per la messa in scena.