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"Esiste anche una cultura parmense, che, fin dal remoto medioevo, con la scuola dei glossatori, si precisa con un carattere prevalentemente linguistico ed esegetico; porta, cioè, un interesse particolarmente acuto ai problemi dell'espressione, alla meravigliosa meccanica interna degli atti creativi. A volgere tale interesse sui fatti artistici, in modo perentorio, è nel Cinquecento l'episodio correggesco, in grazia del quale Parma si porta o si riporta ai sommi gradi della civiltà italiana. Mentre a Ferrara il mito metafisico dileguava nelle luci sulfuree dei tramonti di Dosso, a Parma s'inaugurava il mito della sapienza tecnica: ma non è pratica, manualità artigiana, empirismo di tradizioni di bottega, bensì è la tecnica come dialettica, come tormentata ricerca della forma pura, modulo astratto della realtà, come riflessione critica riattivata e sublimata in un nuovo empito d'ispirazione. Del miracolo dell'espressione, di questo sostanziarsi del sentimento particolare nell'universalità della forma, è anche più stupefacente il fatto che di quella metamorfosi miracolosa sia possibile seguire i momenti e le fasi, e senza che il miracolo cessi d'esser fatto soprannaturale, ma proprio perché il cielo da cui discende l'apparizione formale ha tanta persuasiva forza d'attrazione, che ogni spirito, anche soltanto curioso, è tentato d'avventurarsi, sui fili sospesi della tecnica prodigiosa, alla scoperta dell'impossibile." (Giuseppe Bottai, 1940)