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Se, con una serie di introspezioni genealogiche, desiderassimo appropriarci dell'immago mentis di Anna Maria Zaccone Cerasuolo, scoveremmo uno scenario vitalizzato da un grande libro del tutto verosimile ai testi relegati in preziose stoffe damascate ed esposti su alti leggii delle chiese ortodosse d'Oriente. Libro fissato alla pagina d'apertura con su scritto, con caratteri in oro a striature rosse, la parola amore: ora nell'accezione di "amore per sé", ora in quella di amore per Lorenzo, di amore per sé tramite Lorenzo riversato all'intera umanità. E quel che più sorprende è che i restanti fogli del libro, tanti quanti sono stati i giorni della sua vita, ripropongono, qualunque sia la tematica affrontata, la medesima parola. In questa parola è calato concretamente, da una parte, l'universo poetico e, dunque, intellettuale e, dall'altra, gli universi nascenti e illuminati di creatività: trasposizioni e mimetizzazioni della realtà in illuminazioni in cui, con fregi di musiche, parole, danze e scene, è possibile cogliere origine e impeto in quella sfera magica custodita dalle sue sensuali e "tiepide mani".