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La melodia della zampogna pastorale, plasmata in poesia, ha attraversato i secoli della storia letteraria con una sonorità sottile, variata in toni molteplici, ma persistente. Di queste differenti modulazioni, il volume Canti e cantori bucolici propone un'indagine che, ruotando intorno a nuclei tematici cronologicamente disposti dal XVII al XIX secolo, ambisce a mettere in luce l'affioramento, nella reiterata ricezione di temi pastorali d'origine greco-latina, di alcune peculiarità e specificità interpretative forti. Dalle virtuosistiche rielaborazioni condotte sulla filigrana bucolica, nel XVII secolo, da Giovan Battista Marino, l'analisi si sposta nel cuore del settecentesco classicismo veronese, rappresentato da letterati-traduttori quali Girolamo Pompei e Giuseppe Torelli, che alimentano di linfa teocritea la propria vocazione alla poesia; lo studio si sofferma, infine, sulle suggestioni bucoliche che permeano l'apprendistato poetico e la produzione giovanile di Giacomo Leopardi.