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A settecento anni dalla morte di Dante José Minervini, presidente della Società "Dante Alighieri", sez. di Taranto, torna con questo suo "Poeta che mi guidi" al suo e nostro Dante. Chi oggi si avvicina al sommo fiorentino per coglierne l'accento vero, autentico della sua poesia o per ascoltarne la voce solenne, elegiaca, idillica, tenace e fiera contro i pensatori, elegiaca e soave verso le anime purificanti o paradisiache, si trova libero da alcuni pregiudizi o interventi illegittimi che per molto tempo si frapposero fra il lettore e il poeta. Ma attraverso De Sanctis, Croce, Russo, Momigliano, Marti e Sansone per citare alcuni grandi studiosi fra gli altri pure grandi, si è compiuta una revisione, vale a dire un superamento di quelle chiusure ideologiche che non poche volte avevano comportato una dispersione esegetica della stessa poesia dantesca. Insomma, teologia, storia, geografia, mitologia e via dicendo se facessimo parte della struttura poetica dell'opera, erano tuttavia una inconfondibile forma unitaria con il respiro grande dell'arte dantesca. Il rapporto struttura e poesia si configura come esemplare termine dello stesso ritmo creativo del Poeta.