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Si tratta di un poema epico del XV secolo, intitolato Tarentina, noto attraverso due codici coevi, ma edito per la prima volta nel 1899 da Giovanni Martucci, studioso del XIX secolo. L'autore, Fosco Paracleto da Corneto (Tarquinia), nato nel 1408, apparteneva alla famiglia dei Malvezzi di Bologna, fu frate agostiniano e nel 1460 fu nominato vescovo di Acerno da Pio II (Enea Silvio Piccolomini), dove morì nel 1487. Il poeta racconta, in modo "surreale" (il poema, infatti, si apre e si chiude con una scena negli Inferi), la vicenda della «congiura dei baroni» (1459-1462) contro Ferdinando I (Ferrante) d'Aragona, re di Napoli dal 1458, appoggiato dal Papa. La guerra fu guidata da Giovanni Antonio del Balzo Orsini, ultimo Principe di Taranto e da Giovanni d'Angiò, figlio di Renato che era stato re di Napoli. Il tentativo della congiura riscossa fallì, poiché la vittoria finale toccò a Ferdinando I. Interessante la parte dedicata alla morte del Principe di Taranto, di cui il poeta dà una versione (quella del suicidio) lontana da quelle fornite dagli storici contemporanei. Il libro si avvale anche di una presentazione del prof. Cosimo Damiano Fonseca, accademico dei Lincei.