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Il file rouge che lega le parti del presente lavoro è rappresentato dai "libretti popolari" a stampa, veicoli efficacissimi di una forma di sapere semplice ed elementare. A partire dalla rivoluzionaria invenzione dell'ars artificialiter scribendi essi infatti hanno portato in lungo e in largo nella penisola storie ricche di temi e motivi diversi, riadattandosi in maniera proteiforme all'ascolto nelle pubbliche piazze. Nelle mani del popolo, spesso esautorati del loro nobile ruolo di portatori di ataviche memorie letterarie, questi documenti, stampati alla svelta da tipografi noncuranti di abbellirli con i crismi di una stampa troppo elegante, hanno assolto ai piú disparati utilizzi: sono diventati involucri per alimenti, sono stati usati come ventagli d'estate, e ancor peggio per appiccare il fuoco. Dobbiamo attendere il XIX secolo postunitario per assistere al verificarsi di una intensa attività di raccolta di "libretti popolari" spronata, senza dubbio, dall'eredità trasmessa dai principi romantici volti a dimostrare che il neonato concetto di nazione discende dalla poesia fresca e spontanea del popolo, non da quella colta e artificiosa.