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"L'anno prossimo a Gerusalemme" è l'espressione che da sempre accompagna la diaspora degli ebrei. Per dare concretezza a quella speranza, alla fine dell'Ottocento nasceva il sionismo, utopia di una società egualitaria e cosmopolita, in cui gli ebrei potessero riconoscersi. Molti ebrei piemontesi decisero di intraprendere la nuova strada perché l'anno dell'andata a Gerusalemme non fosse più il prossimo, ma quello attuale. Alcuni di quei Chalutzim (pionieri) vivono ancora, depositari di un patrimonio storico e umano, poco noto e spesso frainteso. Il volume consta di tre parti: una storica di Marco Cavallarin, una fotografica di Marco Mensa, una terza di interviste sul campo. La riproduzione di materiali d'archivio e di album di famiglia completa l'opera.