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"Pensare il disastro" è l'ingiunzione di un pensiero che si confronta con la Catastrofe che si è abbattuta sugli ebrei d'Europa durante il periodo hitleriano. "Pensare il disastro" significa, da una parte, comprendere perché la Shoah ha potuto prodursi proprio in una Europa civilizzata, cresciuta sull'ideale della ragione dell'uomo, sui valori del progresso e dell'illuminismo; dall'altra, significa pensare la possibilità di un avvenire per la filosofia. Infatti, i filosofi del dopo Catastrofe non possono esimersi da questa interrogazione critica e radicale: è ancora possibile fare filosofia? Se sì, come pensare filosoficamente? T. W. Adorno, M. Horkheimer e E. Lévinas - ma anche W. Benjamin e sebbene prima dell'ora - hanno avuto il coraggio, la forza, l'acume, a volte solo la disperazione, di pensare ciò che è accaduto. Mossi dall'indignazione e dal desiderio di testimoniare, hanno sentito l'urgenza di confrontare il loro pensiero con il grido d'agonia dei morti di Auschwitz. E chi scrive, di mettersi in ascolto proprio di quello. Prefazione di Catherine Chalier.