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"Non sarà facile liberarsi dalla follia degli uomini" dice Nabil alla moglie Gabriella. Il loro è un amore contrastato dalla storia. Lui palestinese, lei ebrea fuggita dalla Germania. La loro vicenda nasce negli anni in cui il ritorno degli ebrei dall'Europa, dà l'avvio a una nuova diaspora, quella dei palestinesi. Il romanzo non esita, si apre con i rumori delle fucilate e delle esplosioni e l'odore del fumo di una casa che brucia. Le città sono sotto l'assedio dei carri armati e da molti anni gli attentati terroristici insanguinano la Palestina; dagli altoparlanti installati sui veicoli militari, una voce sbraita "questo non è più il vostro Paese", e così, un nuovo flusso di disperati percorre la storia, quello dei palestinesi costretti ad abbandonare le loro abitazioni, la loro terra, per diventare profughi senza diritto. Eppure, si domandano i personaggi di questa tragedia, coloro che per primi hanno patito sulla propria carne l'efferatezza assurda, folle, scientifica dell'uomo, non dovrebbero riproporla su altri innocenti. Il finale ci stringe la gola, commuove e fa nascere un grido in tutti noi che siamo stati spettatori di un dramma che ancora non ha termine.