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Sul finire del secolo dei Lumi, lo scrittore scopre la sua vocazione: egli è un creatore, un inventore di narrazioni che non riproducono la realtà secondo i precetti imposti dal realismo ingenuo, ma che si muovono all'interno di uno spazio autonomo. Dichiarandosi assoluta e senza vincoli, però, la letteratura rischia di ridursi a un falso, impalpabile e inconsistente. Verità e finzione, allora, coesistono, perché il falso non è un errore, ma una via "altra" per approssimarsi alla realtà. Questo studio esplora le regioni antropologicamente costitutive del falso: l'illusione, la favola, il sogno, declinate dalle voci di Leopardi, Valéry e Novalis, autori che si muovono sul terreno di un pensiero poetante che intreccia creatività e interrogazione razionale.