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Un filosofo legge l'opera di un regista. Ossia pensa a partire dall'immagine filmica e dal complesso statuto dello sguardo, che non riguardano soltanto l'estetico, ma soprattutto la realtà. Per Jean-Luc Nancy, la specificità dei film di Kiarostami (e del cinema di cui egli è esempio ed emblema) sta nell'«evidenza», che è un altro modo per dire la presenza finita. Questo cinema apre al mondo così com'è, e tuttavia non si tratta in alcun modo di realismo, ossia di riprodurre la realtà e tanto meno di generare la finzione, ma è piuttosto il reale stesso ad aprirsi nell'immagine. Il rapporto inedito con il reale che l'opera di Kiarostami inaugura parte dall'assunzione del lavoro di cent'anni e più di cinema, il quale si è confrontato con il reale.