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Il Ju Jitsu viene definito dai praticanti di arti marziali giapponesi come la "madre" di tutte le pratiche a mano libera, vale a dire senza armi. Affonda le sue radici nel medioevo dei samurai, e la sua origine, come si conviene a un'arte marziale così antica, è quasi mitica. Il Metodo Bianchi (che fa riferimento al Maestro Gino Bianchi - di cui Luni ha pubblicato l'introvabile "La dolce arte del Samuray"), che il Maestro Giancarlo Bagnulo presenta in questo importante ed esauriente manuale, è in sostanza il "vero" Ju Jitsu italiano, arrivato dal Giappone appena terminata la Seconda Guerra mondiale. Il Maestro Bagnulo ha codificato al meglio le tecniche che in origine erano già state definite dallo stesso Bianchi e in seguito dal Maestro Rinaldo Orlandi, nella nuova prospettiva di un Ju Jitsu sempre collegato al metodo del fondatore ma con una visione più attuale e più strutturata, con una commistione tra un "settore" e l'altro. Il mantenimento dei famosi "settori" inventato dal Maestro Bianchi vuole essere un segnale e il vero anello di congiungimento tra il "passato" e il moderno, e trova nel Maestro Bagnulo l'esponente più rappresentativo (anche data la sua estesissima biografia marziale). Questo è un manuale che entrerà nelle dinamiche degli esami di tutti i praticanti di Ju Jitsu italiani, siano essi di una o dell'altra federazione, così da portare avanti, insieme al già citato libro di Gino Bianchi, una idea "globale" di Ju Jitsu, visto sia come metodo di difesa personale sia come sistema di apprendimento graduale di una tecnica che può, o dovrebbe, riuscire a salvare la vita di colui che si dovesse trovare nella condizione di metterla in atto (sempre tenendo presente che la miglior difesa è... la fuga!).