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Partendo dal presupposto che almeno sino al 1938 Mussolini seppe orchestrare con sagacia per assicurare all'Italia un posto di rango nel concerto europeo, l'autore affronta il tema dello sganciamento italiano dalla politica di una collaborazione europea a favore di una scelta filotedesca, e, di converso, quello delle ragioni che spinsero il Duce ad entrare in guerra nel 1940 e, l'anno dopo, a precipitarsi nella sciagurata impresa di Russia. Centrale, in questo quadro, diviene la domanda se egli vedesse giusto o se si illudesse nell'individuare in una pace separata con Stalin, con o senza Hitler, la possibilità per l'Italia di una più dignitosa conclusione della guerra. Costi ritiene che il rischio di una rappresaglia tedesca si sarebbe ridotto se una pace di compromesso con Stalin fosse stata decisa, così come aveva previsto Mussolini, in sede di una conferenza dei paesi del Tripartito. A questi e altri temi l'autore ha fornito risposte le quali si segnalano per non essere sempre in linea con la storiografia più affermata.